La Mole Antonelliana, concepita originariamente come sinagoga, nel 1878, mentre era ancora in costruzione, venne rilevata dal Comune per essere elevata a monumento all’Unità nazionale. Prende il nome dall’architetto novarese Alessandro Antonelli che ne concepì l’edificio nel 1863. Antonelli chiamava il suo progetto "un sogno verticale"; morì novantenne prima di veder ultimata la Mole, che fu conclusa nel 1889 dal figlio Costanzo. All’epoca, coi suoi 167 metri e mezzo di altezza, era l’edificio in muratura più alto d’Europa.
Nel 1961, in occasione delle celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia, venne messo in funzione un ascensore panoramico che permette di salire fino al "tempietto", quota 85,24 m, balcone torinese che permette una vista di 360 gradi sulla città e sull’anfiteatro alpino.
Dal 2000, in occasione della sistemazione dell’illuminazione esterna e della nascita del progetto "Luci d’Artista", sul fianco della cupola è stata montata una scultura luminosa di Mario Merz, Il volo dei numeri, che rappresenta l’inizio della serie di Fibonacci: una sfolgorante installazione concettuale in grado di rappresentare l’esplosivo e apparentemente caotico processo di crescita di molti fenomeni naturali.
Dal 2000 la Mole Antoneliana è sede del Museo Nazionale del Cinema di Torino, tra i più importanti al mondo per la ricchezza del patrimonio e per la molteplicità delle sue attività scientifico-divulgative. Lo scenografo svizzero François Confino ha lavorato d’ingegno e fantasia sull’allestimento espositivo del museo. La peculiarità che rende uniche le stanze del centro, deriva dalla moltiplicazione dei percorsi di visita: la presentazione dell’ambiente investe il visitatore di continui e inattesi stimoli visivi e uditivi, proprio come capita quando si assiste alla proiezione di un film capace di coinvolgere ed emozionare. Grazie alla componente interattiva, il visitatore diviene dapprima spettatore, poi esploratore, autore, attore fino a rendere l’esperienza difficilmente dimenticabile.